Besana, azienda leader nel settore della frutta secca, già presente da anni in Inghilterra, aprirà un impianto in Cina in collaborazione con Ferrero. Lo ha riferito il presidente Giuseppe Calcagni (nella foto) intervenendo ieri alla tavola rotonda sui mercati esteri organizzata nell’ambito dell’assemblea romana di Fruitimprese (leggi news). “La prossima settimana sarò in Cina – ha detto -, dove apriremo uno stabilimento per produrre per il mercato cinese, ma con know how italiano e prodotto italiano”.
Calcagni ha fatto dichiarazioni sorprendenti sulla debolezza della diplomazia italiana a supporto delle imprese: “Trovo sostegno più concreto con l’ambasciata di Germania in Cina, con quella inglese in Kazakhstan. I nostri diplomatici non hanno l’intraprendenza necessaria a sostenere le imprese. Il nostro Paese è sommerso di regole (più di 170 mila ha ricordato il giornalista RAI Franco Di Mare), dobbiamo farci coraggio e andare avanti con decisione se vogliamo piazzare i nostri prodotti oltre confine. Se aspettiamo la politica è finita”. Preoccupazioni condivise e nel bagaglio delle esperienze anche di Michelangelo Rivoira, amministratore delegato della Rivoira Spa, grande esportatore piemontese di kiwi e mele, con interessi planetari: “Riceviamo richieste da Vietnam, Cambogia, Kuwait, ma non possiamo esportare in mancanza di accordi bilaterali. Nello stesso tempo la crisi egiziana ci ha portato ad esportare in quel Paese solo il 20% dei 197 milioni di dollari di ortofrutta che esportavamo nel 2015. Anche l’Arabia Saudita è andata in crisi ed importa molto meno di prima. In questa situazione globale, nel mutamento rapido degli scenari, le nostre imprese dovrebbero avere un sostegno che il nostro governo non ci da assolutamente”.
La tavola rotonda ha approfondito gli scenari legati alla Brexit (qui sotto una tabella sull’import export tra Italia e Regno Unito con dati Istat rielaborati da Confagricoltura) e al neo-protezionismo americano e ha visto anche gli interventi di Nicola Cilento (per Confagricoltura), Annibale Pancrazio (della Pancrazio SpA, industria di lavorazione del pomodoro, forte nell’export verso gli Stati Uniti), e Salvatore Parlato (presidente del CREA).
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