Venerdì 17 marzo, oltre 300 i presenti al convegno organizzato da Agrion sul nocciolo presso l’Istituto Agrario ‘Penna’ di Asti.
Il nocciolo è una delle colture più gettonate del momento. Il contesto internazionale è favorevole, con il consumo di prodotti dolciari alle stelle: più di un miliardo di cinesi ha scoperto la Nutella! A questa impennata della domanda, fa eco un’ampia diffusione degli impianti in tutto il mondo. In particolare nell’emisfero sud, ma anche nell’Europa dell’Est e nel Caucaso.
Il Piemonte sta cogliendo l’occasione forte della qualità della sua varietà tradizionale – la Tonda gentile trilobata – che è la numero uno al mondo. Ha una composizione lipidica simile all’olio di oliva, resistente all’irrancidimento. “I dati regionali parlano chiaro – afferma Giacomo Ballari, Presidente della Fondazione Agrion: 21.000 ettari distribuiti su 9.800 aziende. Un trend in forte crescita (+300% dal 2000), con un ritmo di crescita che si avvicina a 1.000 ettari/anno. Agrion – la Fondazione di ricerca per l’agricoltura piemontese supporta questa crescita con la sperimentazione sul territorio e il coordinamento dei tecnici di base”.
Da sx: Giacomo Ballari e Silvio Pellegrino.
“Abbiamo ritenuto opportuno invitare tutti i produttori per fare il punto sul nocciolo, per quanto riguarda la cimice asiatica, nuovi impianti e tecniche di gestione sostenibili e i risultati della ricerca Agrion”, con queste parole Ballari ha aperto il convegno e ha moderato – insieme al direttore di Agrion, Silvio Pellegrino – gli interventi della mattinata.
Il viceministro Andrea Olivero è intervenuto per primo: “Vista la dinamica di crescita virtuosa della regione Piemonte nel comparto corilicolo, da un lato c’è bisogno di una pianificazione ponderata degli investimenti sia per quanto riguarda le pratiche colturali, la scelta del materiale di propagazione e la vocazionalità del territorio sia per quanto riguarda il mercato. Dall’altro lato è necessario un potenziamento e un’organizzazione della ricerca e dell’innovazione puntuali.”
Per quanto riguarda la denominazione del prodotto nocciola, con l’indicazione Nocciola Piemonte IGP il comparto produttivo piemontese ha fatto una scelta precisa di tutela del prodotto, che non deve essere confuso con la specie vegetale. Le istituzioni hanno lavorato per mantenere nel registro varietale il nome Tonda Gentile delle Langhe come sinonimo di Tonda Gentile o Tonda Trilobata affinché fosse possibile tutelare questa specie. Olivero ha spiegato: “Siamo andati a svolgere un’azione politica forte nei confronti dell’Olanda che oggi produceva in vivaio la specie Tonda Gentile delle Langhe. L’aver inserito il nome nel nostro registro varietale significa tutelare questa varietà a livello internazionale. Non appena ci sarà la cancellazione del nome dal registro olandese, sui cartellini ci sarà la dicitura Tonda Gentile.
Abbiamo voluto evitare il paradosso che in tutto il mondo si potesse utilizzare un nome che in Italia abbiamo cancellato (cfr. precedente notizia)”.
Il viceministro ha sototlineato come settore corilicolo è in crescita e stia dando risultati importanti: “Per cui cerchiamo di mettere gli imprenditori nelle condizioni di investire e crescere in qualità”.
E’ seguito poi l’intervento di Giorgio Ferrero, Assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, il quale ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto da Agrion: “A noi serviva un centro per la ricerca e per l’nnovazione che potesse dare delle risposte ai produttori laddove esiste un problema. Per quanto riguarda il nocciolo, non bisogna avere paura quando un settore si espande, ma bisogna avere ben chiaro cosa fare e dove si vuole arrivare. Cerchiamo di non dimenticare il concetto della vocazionalità del territorio, ragioniamo sul sistema aggregativo e cerchiamo di avere in mano il prodotto e non di essere schiavi del nostro prodotto, servono magazzini di stoccaggio e di prima lavorazione, cercate di strutturarvi in modo tale da presentarvi alla parte industriale.”
La diffusione in aree nuove per la specie deve prendere atto che non tutte le zone sono adatte al nocciolo e non tutti i terreni. In quelli soggetti a ristagno idrico, le piante sono più esposte a patologie dell’apparato radicale e le batteriosi sono in agguato.
Roberto Botta del Disafa dell’Università di Torino ha illustrato le tecniche corrette per la realizzazione di un nuovo impianto: la scelta del materiale vivaistico, la preparazione del terreno, i sesti di impianto, la scelta della forma di allevamento delle piante e quella degli impollinatori con calendari di fioritura compatibili con la Tonda Gentile Trilobata.
Ma la grande minaccia è rappresentata dalla cimice asiatica (Halyomorpha halys), che già l’anno scorso ha provocato gravi danni nel tratto Cuneo-Carrù-Fossano, fino a Guarene. Nessuno si nasconde che nel 2017 può diffondersi verso l’Alta Langa e verso Est nell’astigiano e alessandrino. Senza i limitatori naturali dei suoi paesi di origine (Cina, Corea e Giappone), diventa una vera e propria calamità naturale, che va affrontata con tutto l’impegno possibile. “In questo momento sta svernando nelle abitazioni, ma con i primi caldi (la stiamo monitorando in cassette di svernamento) migrerà sulle colture. Il nocciolo è una delle sue preferite”, conferma Botta.
Pier Mauro Giachino, Responsabile del Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte, ha spiegato che la velocità di reazione alle nuove avversità dipende anche dalla normativa e ha fatto l’esempio di Popillia japonica, scarabeide che probabilmente in futuro riguarderà il nocciolo, oltre ad Halyomorpha halys.
“Popillia japonica è un organismo di quarantena e, di conseguenza, quando arriva in uno Stato EU, viene emanato un decreto di lotta obbligatoria per contrastare l’avversità, si tratta di un meccanismo veloce ed efficace anche se tutti gli interventi che stiamo facendo sono palliativi e non eradicativi, oltre 1 milione di euro vengono spesi per la lotta a Popillia japonica“.
“Diverso è il caso di Halyomorpha halys, la cimice asiatica che sta facendo già grandi danni, non è un organismo di quarantena per cui non esiste un decreto di lotta obbligatoria. Seppur esiste un coordinamento tra i servizi fitosanitari delle diverse regioni interessate, non è così compatto come nel caso di organismi da quarantena, pertanto nel caso della cimice asiatica la reazione è stata più lenta e ognuno è andato per la sua strada”.
“Un altro aspetto importante, che in questo momento ostacola la ricerca e la difesa, è dovuto al fatto che l’Italia è stato l’unico Paese EU a recepire la direttiva che vieta l’importazione di organismi animale e vegetali esotici con un decreto del 2003, senza possibilità di deroga anche per motivi di lotta biologica, per cui anche se troviamo un parassitoide per Haliomorpha halys non possiamo importarlo! Voglio ricordare che siamo riusciti a contrastare il cinipide del castagno solo perché il suo antagonista naturale esotico è stato importato prima del 2003! Il grande paradosso tra Popillia japonica è che, mentre negli USA si spendono ogni anno 400milioni di dollari per contrastarla senza grandi risultati e anche in Italia si spende per la lotta, per Haliomorpha halys si conoscono i limitatori naturali, ma abbiamo le mani legate!”
“In Piemonte ci sono dunque due insetti che minacciano il nocciolo, la ormai nota cimice asiatica, segnalata nel 2013, e lo scarabeide Popillia japonica, segnalata nel 2014 – continua Giovanni Bosio del Servizio Fitosanitario – La cimice può attaccare le nocciole in ogni fase di sviluppo, arrecando danni simili a quelle delle cimici autoctone: nelle prime fasi vi è l’aborto dello sviluppo del seme e si formano nocciole vuote, nelle fasi successive si formano semi raggrinziti, comparsa di suberosità e macchie superficiali sui semi già formati”.
“I problemi nella difesa fitosanitaria sono legati al fatto che Haliomorpha halys è un insetto di recente introduzione che tende a sviluppare popolazioni molto elevate che si spostano molto rapidamente, riducendo così l’efficacia dei trattamenti insetticidi. Essendo inoltre poche le sostanze attive registrate su nocciolo e considerata la scarsa efficacia dovuta alle caratteristiche dell’insetto sono necessarie strategie alternative di lotta biologica”.
“Per quanto riguarda Popillia japonica, l’insetto si sta diffondendo nel Nord-Ovest: il nocciolo risulta tra le piante preferite dagli adulti che provocano forti erosioni delle foglie scheletrizzandole nel periodo giugno-luglio con impatto negativo sullo sviluppo vegetativo e produzione. Per il futuro possiamo ipotizzare attacchi a macchia di leopardo con scheletrizzazioni e defogliazioni su parecchie piante; gli attacchi più probabili saranno in zone prossime a prati o colture irrigue o dopo annate piovose. Ci saranno difficoltà nella difesa viste l’elevata polifagia e capacità di volo degli adulti, le larve che si riparano nel terreno e le poche sostanze insetticide registrate e non sempre efficaci, senza contare che non è pratica colturale fare trattamenti ai prati. Pertanto anche in questo caso bisognerà valutare la possibilità di utilizzare agenti di controllo biologico come nematodi e funghi entomopatogeni”.
Claudio Sonnati, esperto sul nocciolo di Agrion, ha illustrato il lavoro di monitoraggio della cimice asiatica svolto nelle zone corilicole.
Dall’analisi dei dati è emerso un aumento significativo di adulti e neanidi raccolti dal 2014 al 2016. Sonnati si è soffermato sulle pratiche agronomiche (forma di allevamento, dimensione delle piante) e sulle pratiche di difesa integrata (distribuzione dei fitofarmaci, trappole e frappage).
Il lavoro di Agrion è stato realizzato in collaborazione con il Disafa dell’Università di Torino, in particolare con il gruppo di ricerca dell’entomologa Luciana Tavella, la quale ha fatto il punto sui limitatori naturali di Haliomorpha halys in Piemonte. “Nell’area di origine della cimice, il parassitoide oofago naturale prevalente è il Trissolcus japonicus e negli Stati Uniti, in Oregon, stanno effettuando delle prove in pieno campo per valutarne la possibilità di impiego vista l’inefficacia della lotta chimica”.
“Dal lavoro che si sta svolgendo nel Nord e Centro Italia (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana) sulla valutazione dell’efficacia in laboratorio e in campo di parassitoidi oofagi, Anastatus bifasciatus sembra essere ad oggi l’unico parassitoide in grado di contenere in parte la popolazione di Haliomorpha halys. Tuttavia, abbiamo individuato una specie di Trissolcus autoctono interessante, in quanto capace di svilupparsi su uova fresche di H. halys. Mentre attendiamo di conoscere i risultati della sperimentazione in Oregon, noi cercheremo di approfondire lo studio su Trissolcus sp. in quanto ci dobbiamo chiedere se questa specie potrebbe in futuro svolgere in Europa un ruolo analogo a quello di Trissolcus japonicus in Cina. Non dimentichiamo che mentre Anastatus bifasciatus è un parassitoide generalista il Trissolcus sp. è specializzato.
Gianfranco Latino, funzionario della Regione Piemonte, ha concluso i lavori con un’analisi della situazione attuale del mercato corilicolo e sui futuri scenari di un settore in crescita a livello italiano e mondiale.
“L’aumento delle superfici e delle produzioni di nocciole è un fenomeno ormai consolidato a livello mondiale da alcuni decenni. L’aumento dei consumi è un fenomeno altrettanto consolidato che ha evitato il collasso del mercato, tuttavia non si può non notare l’impennata dei prezzi fra il 2014 e il 2015 che ha conseguentemente portato a un aumento repentino delle superfici soprattutto in Italia e in alcuni paesi emergenti come Georgia e Azerbaijan. Senza contare che la crisi di mercato in altri settori, come zootecnia e ortofrutta, ed emergenze fitosanitarie, hanno contribuito all’aumento delle superfici in Piemonte”.
“Sempre in questa scia di euforia, altri due elementi che hanno incentivato l’aumento di superfici sono stati nel 2015 gli accordi Ferrero-Ismea-Regioni e il riposizionamento dei prezzi 2016-2017, in cui il prodotto piemontese ha tenuto il maggior prezzo. Ma oltre ad aumentare le superfici, chiediamoci cosa succederà sul mercato nei prossimi 4-5 anni quando i nuovi impianti saranno in produzione, cosa succederà con l’aumento strutturale della produzione nazionale e mondiale? Non si può contare semplicemente sull’aumento dei consumi e su una produzione turca insufficiente!“.
Cosa si può fare? 1) continuare a produrre nocciole di ottima qualità; 2) ottimizzare il processo produttivo (scelta varietale, scelta materiale vivaistico, tecnica colturale); 3) l’IGP Nocciola Piemonte deve essere lo strumento su cui puntare per distinguere il prodotto sul mercato; 4) l’organizzazione dell’offerta è indispensabile; 5) consolidare il rapporto con l’industria e puntare alla stabilizzazione dei prezzi con accordi di fornitura.
Sul finale della mattinata, il deputato alla Camera Mino Taricco ha concluso: “Credo che l’incontro di questa mattina sia stato un momento di informazione importante sul lavoro che si sta conducendo. Sono stati affrontati tutti gli aspetti della corilicoltura, al fine di massimizzare le opportunità per le imprese. Aggiungo a quanto detto dal viceministro: evitare il nome Langhe nel nome varietale è un aspetto cruciale, che ci permette di fare la differenza rispetto al resto del mondo, ormai c’è la percezione nei consumatori e nei trasformatori che il nostro è un prodotto diverso, migliore e noi dobbiamo lavorare molto su questa differenza ed evitare di creare qualsiasi ambiguità”.
“Infine ricordo che la Commissione Agricoltura della Camera sta lavorando su due punti: 1) la creazione di un organismo di pronto intervento nel caso di avversità e 2) la deroga alla direttiva Habitat, che vieta di introdurre qualunque organismo esotico che potrebbe inquinare il nostro patrimonio e quindi vieta anche l’introduzione di antagonisti naturali: la deroga chiede di poter introdurre antagonisti naturali in caso di avversità, garantendo ogni controllo sull’introduzione della specie esotica”.
Data di pubblicazione: 20/03/2017
Autore: Emanuela Fontana
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