L’analisi di Pino Calcagni
Dopo aver accumulato oltre 50 anni di esperienza nel settore della frutta a guscio e della frutta secca, Pino Calcagni si trova nella posizione di porsi qualche domanda, meravigliandosi del fatto che l’Italia stia vivendo una flessione come produttore di frutta a guscio mentre molti altri Paesi, in Europa e nel mondo, sono in crescita.
Durante il forum “Building Sustainable Futures”, svoltosi recentemente a Singapore, la Global Agri-Business Alliance-GAA è stata inaugurata da 300 imprenditori provenienti da tutto il mondo, con l’ambizione di costruire un futuro più sostenibile riunendo operatori agricoli, organizzazioni non governative, cooperative industriali e altri gruppi interessati a discutere e affrontare la sfida di una sostenibilità globale basata sulla responsabilità condivisa.
Dalla sua esperienza e dall’ispirazione ricevuta dal GAA, come capo del “Global Cashew Council” (organizzazione fondata ad hoc per ‘difendere’ gli anacardi e diffonderne la produzione, che è al momento concentrata in Africa benché siano trattati anche in India, Vietnam e Brasile), Pino Calcagni afferma che attraverso una collaborazione diretta tra l’agricoltura e l’industria alimentare e l’applicazione di buone pratiche nell’agricoltura, l’Italia potrebbe incrementare la propria produzione di circa il 25%.
Nocciole
L’Italia è di supporto per lo sviluppo di nuove varietà (che sono quasi tutte di origine italiana), soprattutto al fine di incrementare la resa delle nocciole, altamente richiesta dall’industria della pasticceria e degli snack. La Ferrero, l’azienda che fa il maggiore uso di nocciole al mondo, ha confermato questo tipo di iniziative attraverso la fondazione di una nuova filiera per le nocciole e di una azienda specialistica, la Hazelnut Company (H.Co).
Inoltre i noccioli, biologici e non, ben irrigati e fertilizzati, anche in presenza di un suolo relativamente povero, garantiscono un rendimento di 2.500-4.000 Kg/Ha di prodotto secco. Il ritorno economico, detratti tutti i costi di coltivazione, trattamenti fitosanitari, potatura e irrigazione (quando necessaria) e delle attività degli esperti agronomi, può raggiungere i 2.000-3.000 euro annui. Possono altre produzioni agricole raggiungere questi valori?
Noci
Nel passato, l’Italia ha prodotto le noci di Sorrento, l’ecotipo Malizia, le noci Feltrina e quelle di Saluzzo: ma oggi il Paese non produce più di 12.000 tonnellate di noci. Molti impianti sono scarsamente curati e diventano selvatici. E’ quasi incomprensibile come, nel frattempo, i vivai italiani abbiano raggiunto un tale livello di eccellenza nella micropropagazione del noce, da costituire motivo d’invidia per esperti di piantagioni francesi, cinesi e nordamericani.
Mandorle e pistacchi
Giusto fare anche una breve riflessione su mandorle e pistacchi. Calcagni afferma: “Credo fermamente che l’Italia debba potenziare la coltura delle mandorle mediterranee attraverso l’inserimento di varietà ancora migliori e con una maggiore resa produttiva, come quelle coltivate in Sicilia e Puglia, e di cultivar spagnole ad elevata produttività”.
A che punto è l’Italia oggi
La produzione mondiale di frutta a guscio (ogni tipologia) al momento consiste in più di 7 miliardi di tonnellate con guscio, il che equivale a un valore totale di circa 30 miliardi di euro.
Il contributo dell’Italia, se consideriamo la produzione di nocciole, noci, mandorle e pistacchi, non supera le 200.000 tonnellate, il che significa un contributo al commercio mondiale pari al 3%. Ciò avviene a causa delle nocciole per il 70%, e significa che esistono moltissime opportunità nel consumo nazionale e nelle esportazioni.
Dall’altro lato, l’Italia è uno dei Paesi trasformatori più avanzati in tutto il mondo: soprattutto per la famosa ‘Nutella’, seguita da torroni, torroncini, gelato, pasticceria fine, marzapane e merendine.
“Tutto ciò ci ricorda – conclude Calcagni – che eravamo la ‘culla’ della frutta a guscio. I trasformatori di frutta a guscio italiani, tra i migliori in Europa, inviano i loro prodotti di alta qualità a più di 50 destinazioni nel mondo. Per questo, sebbene la nostra produzione sia ancora relativamente bassa, i nostri operatori sono considerati i maggiori esperti di frutta a guscio con il miglior know-how”.
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