Bassa Irpinia News – Giornale on line 18 ottobre 2016
Lo leggiamo in tutti i testi di economia, ce lo insegnano a scuola, ce lo ripetono gli esperti del settore eppure la lezione non riusciamo mai ad impararla: ogni fase economica espansiva contiene i germi della successiva crisi così come ogni crisi getta le basi per la futura fase di crescita; se queste fasi si susseguono poi troppo velocemente e con picchi troppo marcati allora probabilmente usciamo addirittura dai confini dell’economia virtuosa per entrare nei meccanismi perversi della speculazione.
In questo gioco è evidente che vince chi è in grado anticipare, un attimo prima, le fasi in cui ci sono le inversioni di tendenza.
La premessa di cui sopra è stata necessaria se vogliamo capire la fase che il mercato delle nocciole sta attraversando e soprattutto esporci su previsioni future.
Riassumiamo, innanzitutto, cosa è successo da inizio agosto 2016 fino allo scorso 14 ottobre:
In Georgia: raccolto pari al 50% di una stagione normale; prodotto di pessima qualità; qualche TIR arrivato nei nostri territori è risultato inferiore ad ogni minima pretesa di qualità; praticamente è un mercato, che per la stagione 2016, non darà alcun contributo;
In Turchia: raccolto pari a circa 400.000 tonnellate; la qualità è mediocre. Il riporto dello scorso anno è pari a circa 50.000 tonnellate; rispetto a questi dati, l’unione degli esportatori Turchi (la Ferrero per intenderci) dichiara che il raccolto 2016 è pari a 500.000 tonnellate e il riporto 2015 pari a 150.000 tonnellate. Su quest’ultimo valore siamo certi del dato che riportiamo; sul dato 2016 la realtà potrebbe essere una via di mezzo tra quanto riportato dalle camere dell’agricoltura e l’unione degli esportatori per cui il valore di 450.000 tonnellate potrebbe rappresentare alla fine un valore affidabile;
In Italia: raccolto pari a circa 130.000 tonnellate; la qualità è diversificata a seconda dei territori e del periodo di raccolta: in generale i maggiori problemi di qualità hanno riguardato i paesi dell’area vesuviana (in questo caso c’è stato anche un problema di quantità) e tutti i territori in cui la raccolta è stata effettuata a partire dalla fine di agosto: si stima che le nocciole con bassa qualità (circa 120-130 grammi di marcio) rappresentino circa il 30% dell’intera produzione nazionale. Il riporto dello scorso anno si stima essere pari a circa 15-20 mila tonnellate.
La situazione sopra rappresentata, non certo rosea, ha determinato la rapida impennata dei prezzi che negli ultimi 2 mesi hanno avuto le seguenti dinamiche:
I prezzi per le miste (mortarelle/san giovanni) sono passati da 6 euro al p.r. agli 8.2 euro al p.r.
Le nocciole della stagione passata 2015, come mai capitato prima, hanno avuto un loro mercato già a settembre con prezzi che hanno raggiunto anche i 7.8 euro al p.r.
In Turchia i prezzi sono passati dalle 8 lire (pari a 5 euro al p.r.) fino a toccare le 15 lire (pari a 9 euro al p.r.)
A inizio settembre la svolta nel mercato turco: I grossi acquirenti di nocciole hanno deciso di ritirarsi dal mercato turco tanto che a settembre 2016 il dato di esportazione è stato di 15.000 tonnellate contro le 27.000 tonnellate dello scorso anno. Questo dato è il valore più basso registrato nel mese di settembre negli ultimi 30 anni (bisogna tornare all’anno successivo alla catastrofe di Černobyl’ per trovare un valore inferiore alle 15.000 tonnellate).
In Italia invece la situazione è stata all’esatto opposto con prezzi in crescita e intermediari che facevano incetta di prodotto; facciamo notare che a fine settembre il prezzo delle nocciole italiane ha superato il prezzo pagato in Turchia per un prodotto di qualità equivalente: erano diversi anni che non accadeva più una tale situazione.
Come interpretare quindi i fatti di settembre? E’ abbastanza facile tirare le conclusioni richiamando la classica legge di mercato basata sulla domanda e sull’offerta: in Italia la Ferrero ha in pratica assalito il mercato abbandonando invece quello turco. Ciò in virtù della scarsa qualità e quantità del prodotto Turco 2016.
In realtà la Ferrero, oltre che comportarsi come un’azienda che compra nocciole per la preparazione dei propri prodotti, ha addirittura allargato il proprio raggio d’azione comportandosi come un’azienda di trading: in pratica, la Ferrero ha comprato oltre le proprie necessità in modo da rimettere sul mercato, tramite una sua azienda satellite, la parte eccedentaria di prodotto con qualità inferiore approvvigionando così grosse multinazionali del mondo dolciario.
Con questo meccanismo è riuscita a rivendere a prezzi più bassi rispetto a quelli praticati dalle altre aziende locali di trasformazione sfruttando la sua grossa capacità produttiva e soprattutto finanziaria, ponendosi in concorrenza delle medie e piccole aziende sgusciatrici del nostro territorio con la conseguenza che queste ultime non hanno potuto far altro che assistere, immobili, alla loro lenta uscita di scena.
In questo modo la Ferrero ha ottenuto anche un altro risultato: ha potuto rafforzare e sfruttare la sua posizione di leadership per determinare, ancora più da monopolista, i prezzi del mercato.
Una volta assunto il pieno potere del mercato la conseguenza non poteva che essere la lenta discesa dei prezzi con i distinguo che prima vi anticipavamo: in Turchia i prezzi sono scesi da 15 a 11 lire Turche (-26%) mentre in Italia da 8.2 a 7.7 euro al punto resa (-6%) con la conseguenza che oggi le nocciole italiane sono pagate 1 euro in più, al punto resa, per la qualità mista mortarelle/san giovanni.
Cosa aspettarci nelle prossime settimane?
Per dare una risposta bisogna sempre riferirsi alla Ferrero cercando di capire tatticamente le mosse a lei più convenienti attraverso un esercizio in cui dobbiamo simulare di essere il loro amministratore delegato/responsabile acquisti.
Prima di addentrarci in questo ragionamento dobbiamo analizzare il contesto in cui opera la Ferrero.
La Ferrero compra nocciole sia da intermediari singoli che da aziende che, nel corso del mese di settembre, presi dall’euforia del mercato, invece che limitarsi a svolgere la loro attività d’intermediazione, hanno riempito i loro magazzini in attesa di rivendere il prodotto dopo ulteriori aumenti di prezzi.
Purtroppo la pressione alla vendita dei contadini è stata tale per cui la Ferrero non ha potuto far altro che prendere la palla al balzo e con un atteggiamento forse anche troppo “buonista” si è limitata a diminuire il prezzo della prima fascia di soli 50 centesimi di euro.
E’ facile immaginare quindi chi sono le vere vittime, al momento, di questa situazione. La Ferrero però non può permettersi di mandare sul lastrico l’intera categoria degli intermediari per cui, se da un lato avrebbe tutta la possibilità di abbassare il prezzo livellandolo a quello turco, dall’altra non può licenziare i suoi “dipendenti” più fedeli e soprattutto più utili.
Tornando quindi al nostro esercizio da amministratore delegato, la Ferrero più che comprare nocciole sta comprando tempo: il tempo necessario affinché la catena sotto di lei smaltisca i magazzini pieni di nocciole e ritorni in possesso di liquidità da trasferire al mercato.
Secondo noi questo processo partirà già nei prossimi giorni e troverà un suo regime entro un mese durante il quale si verificheranno questi 2 fenomeni:
- I grossi gruppi di acquisto che non hanno ancora deciso di comprare le loro nocciole per la preparazione dei prodotti natalizi non potranno ulteriormente prorogare i loro acquisti
- i contadini bloccheranno la loro pressione a vendere
La conseguenza di quanto sopra sarà che la Ferrero riprenderà i suoi acquisti in Turchia determinando un nuovo livellamento dei prezzi tra Italia e Turchia (con un aumento a favore dei prezzi Turchi) e probabilmente torneremo anche in Italia agli 8.2/8.5 euro al punto resa di inizio stagione.
Vi aggiorneremo a breve per capire, se anche questa volta, le nostre previsioni si saranno dimostrate centrate.
Pasquale Ercolino (mail ercolino.pasquale@libero.it)
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