Nocciole: la crescita è inarrestabile

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Mentre iniziano a circolare le prime stime sulla produzione corilicola mondiale del 2018, nel nostro paese continua a tenere banco il progetto Nocciola Italia di Ferrero hazelnut company. L’iniziativa, annunciata a inizio aprile dal colosso dolciario albese, prevede l’impianto di 20mila ettari di nuovi noccioleti sul territorio nazionale. Nei giorni scorsi, alla fiera Macfrut di Rimini, sono stati forniti alcuni dettagli in più sull’operazione che punta a portare da 70mila a 90mila gli ettari di noccioleto in Italia.

L’incremento degli impianti interesserà anche altre regioni oltre a quelle tradizionalmente vocate per la corilicoltura. Al progetto possono aderire sia produttori singoli che associazioni di produttori. La base di partenza è un impianto minimo di 100 ettari, ma con l’impegno, attraverso un piano di sviluppo, a raggiungere almeno i 500 ettari in cinque anni. Il piano di sviluppo potrà essere presentato dal 2018 al 2021, ma potrebbe terminare anche prima, nel caso in cui venisse raggiunto in anticipo l’obiettivo dei 20mila ettari di noccioleti in più. Ferrero garantisce a chi aderirà al progetto l’acquisto fino al 2037 di almeno il 75% del prodotto, a condizione che rispetti certi standard produttivi. Il prezzo di base per l’acquisto sarà calcolato al 30% sulla base dei prezzi della Turchia e al 70% tenendo conto del prezzo in Italia e dei costi di produzione. D’altronde, come è stato detto nel recente convegno di Cherasco, «la qualità si fa in Italia, ma il prezzo si fa in Turchia»; quindi, piaccia o no, i conti col Paese asiatico, primo produttore mondiale, bisogna farli. Al prezzo base pagato da Ferrero sarà aggiunta una remunerazione calcolata sulla qualità delle nocciole e sulla varietà. Il prezzo base sarà rivalutato ogni tre anni, in base all’inflazione corrente.

Qualora si verifichino condizioni particolari sul mercato turco, Ferrero garantirebbe di pagare il prezzo base d’acquisto. Secondo quando è stato detto a Rimini, la quotazione per le nocciole di migliore qualità si aggirerà sui 235 euro al quintale. I 20mila ettari di nuovi noccioleti dovrebbero entrare in piena produzione dal 2025.

Venendo alla campagna produttiva 2018-2019, secondo le previsioni dell’International nut and dried fruit council l’offerta mondiale di nocciole nella campagna si attesterà a 1,23 milioni di tonnellate, in leggero incremento rispetto alla scorsa stagione (1,20 milioni). Tra le nazioni emergenti spiccano Georgia e Azerbaijan, terzo e quarto Paese in graduatoria dopo Turchia e Italia. Tra l’altro, la Georgia, come è stato detto nel convegno di Cherasco, sta avendo problemi analoghi ai nostri per quanto riguarda la cimice asiatica.

In tema di produzione sono anche interessanti i dati relativi alla crescita mondiale negli ultimi decenni, che ribadiscono come la nocciola si stia sempre più globalizzando. Nel 1961 l’Europa (continente in cui l’Italia è il primo produttore) dava il 39,55% delle nocciole mondiali. Nel 2014, pur producendone molte di più (oltre 108mila tonnellate contro le 71mila del 1961), la percentuale, su scala planetaria, era scesa al 14,96 per cento. Per dirla in parole povere: anche se da queste parti si vedono ormai noccioleti ovunque, fuori dal vecchio continente la crescita produttiva è nettamente maggiore.

Corrado Olocco

Pubblicato 09/06/2018

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