Obiettivo: portare gli ettari nazionali di corileti dai circa 70mila di oggi ai 90mila in cinque anni, incrementando la produzione del 30%
Ferrero mette le carte in tavola e dettaglia il progetto annunciato per portare gli ettari italiani di corileti dai circa 70mila di oggi ai 90mila, in cinque anni. A raccontare il Progetto Nocciola Italia è stato, durante Macfrut, Maurizio Sacco, Ferrero HCo manager proprio del Progetto Nocciola Italia.
Il progetto ha l’intento, secondo le parole proprio di Sacco, di incrementare la produzione italiana del 30%, di fare in modo che questa sia di qualità e che i corileti si espandano al di fuori delle quattro regioni che oggi producono nocciole: Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia. L’Italia è il secondo produttore al mondo di nocciole, dopo la Turchia che, da sola, rappresenta circa il 70% del mercato ed è quindi in grado di condizionare pesantemente i prezzi. Già oggi la coltivazione della nocciola è redditizia ma, ha detto Sacco, “tutti gli scenari futuri prevedono un incremento della domanda maggiore di quello che sarà l’offerta, soprattutto se si parla di nocciola di qualità”.
Entrando nel vivo del progetto: con Ismea e con le regioni sono state tracciate carte vocazionali. Le mappe, prodotte per ogni regione, indicano quali siano le zone maggiormente adatte alla coltivazione del nocciolo per condizioni climatiche, topografia, caratteristiche e gestione del suolo. Si tratta di mappe che ragionano ancora per macrozone ma, nel momento in cui ci siano soggetti interessati ad aderire, “si andrà più nel dettaglio”, ha garantito Sacco.
Ferrero ha lavorato, oltre che con Ismea, anche con il Civi, per avere la certezza di partire da materiale vivaistico di qualità. “Oggi abbiamo la produzione di più di 3 milioni di piante certificate con 26 vivai operativi. Ancora non sono sufficienti ma sono un importante punto di partenza”. Potranno aderire al contratto sia grandi produttori singoli sia associazioni di produttori. Si parte con un minimo di cento ettari ma, già alla firma, ci s’impegna con un piano di sviluppo a raggiungere minimo i 500 ettari in cinque anni, ecco perché è necessario che l’agricoltore o gli agricoltori abbiano le spalle coperte.
Ferrero chiede, infatti, oltre alla produzione delle nocciole, l’impegno in termini di raccolta e di una serie di servizi accessori. Il piano di sviluppo potrà essere presentato dal 2018 al 2021 e la garanzia d’acquisto avrà termine nel 2037. La possibilità di presentare il piano potrebbe terminare però anche prima del 2021, nel caso in cui si raggiungesse in anticipo l’obiettivo dei 20mila ettari di espansione dei corileti.
Oltre alla garanzia d’acquisto del prodotto, per almeno il 75%, Ferrero offre know how con formazione ed eventi divulgativi e un software di gestione per monitorare dati ambientali e condizioni lavorative, lo sviluppo, ha più volte ripetuto Sacco, “dovrà essere sostenibile“.
Al momento della firma del contratto, Ferrero s’impegna ad acquistare il 75% della produzione di ogni anno. “L’impegno è solo del 75% – ha detto ancora Sacco – per lasciare all’imprenditore e al mercato una parte del raccolto, ma l’imprenditore potrà comunque offrire anche il restante 25% a Ferrero e a quel punto si vedranno le condizioni di mercato”.
Il prezzo di base d’acquisto tiene conto di costi di produzione standard più un mark up, sarà ponderato al 30% sull’indice di prezzi della Turchia. Al prezzo base sarà poi aggiunta una remunerazione calcolata sulla qualità delle nocciole (percentuale di cimiciato e avariato saranno criteri fondamentali) e sulla varietà. Il prezzo base sarà rivalutato poi, ogni tre anni, in base all’inflazione.
Maurizio Sacco ha voluto sottolineare come, nel meccanismo di determinazione del prezzo di ritiro delle nocciole, sia stata presa in considerazione anche la possibilità che si verifichino condizioni particolari sul mercato turco: “Se il prezzo di base dovesse scendere – ha detto – sotto il costo base noi garantiamo comunque di pagare il prezzo base d’acquisto. Anche nelle annate in cui ci sono grandi difficoltà ci sarà almeno il by back dell’investimento al quale comunque si aggiunge la remunerazione per la qualità e per la varietà”, poi ha aggiunto: “Questo però non è un contratto per chi vuole speculare sulla nocciola. Il contratto dà garanzie di turbolenze verso il basso, ma i picchi verso l’alto sono contenuti”, ha concluso.
Barbara Righini
Pubblicato 22/05/2018
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