L’Unione europea non vieta la possibilità di importare il Trissolcus halyomorphae, il parassita “buono” che potrebbe essere la soluzione contro la dilagante invasione della cimice asiatica: lo rende noto l’eurodeputato Alberto Cirio, che sul tema aveva presentato ad ottobre un’interrogazione al commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan.
Il tasso di contagio della cimice asiatica è molto alto (47% rispetto, al 2-3% di altri organismi paragonabili), un elemento che la sta rendendo una vera e propria piaga per molte coltivazioni del Nord Italia. Negli ultimi cinque anni l’insetto si è diffuso in modo esponenziale in diverse parti del nostro paese e in particolare in Piemonte, dove sta provocando gravi danni sulla frutta e sulle oleaginose, soprattutto il nocciolo.
«A questo punto la scelta spetta all’Italia. Per questo ho scritto al ministro Martina, chiedendo di verificare la normativa nazionale e di intervenire per risolvere un problema che sta mettendo seriamente a rischio molte delle nostre produzioni. L’uso dei prodotti chimici attualmente in commercio si è rivelato inefficace, bisogna investire su metodi naturali. Il Trissolcus halyomorphae in paesi come l’Oregon ha portato buoni risultati, facendo da antagonista naturale alla cimice asiatica e senza danneggiare l’equilibrio ambientale».
Si tratta di un imenottero parassitoide che deposita le proprie uova in quelle della cimice e si nutre di esse. Viene considerato un parassita “buono”, perché vive strettamente legato alla cimice e non produce danni diretti o collaterali all’ambiente.
Del problema della cimice e di altre questioni legate alla corilicoltura si è parlato nei giorni scorsi a Cravanzana, in un incontro promosso dal Comune e da Agrion. Servizio su Gazzetta d’Alba in edicola martedì 12.
Fonte: Gazzetta d’Alba
Data: 9-12-2017