I soliti ignoti adesso vanno a caccia di nocciole

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La tonda gentile sempre più cara e richiesta, i ladri ne approfittano

Adesso lo chiamano l’«oro marrone». Perché la nocciola, una delle regine dell’industria dolciaria, non è solo ricercata da chef e pasticcieri, ma anche dai ladri.

Aumentano i furti (una decina di colpi nelle ultime settimane, per esempio, solo nell’Astigiano), tra sacchi di prodotto immagazzinato e piantine appena messe a dimora. In questo caso la cronaca nera diventa anche «spia» di una tendenza economica che fa segnare grandi numeri: sono cresciuti produzione (110 mila tonnellate in Italia, primo Paese produttore in Europa) e prezzi.

Le quotazioni medie superano i 300 euro a quintale, con punte di 630 euro a quintale (fonte Camera di commercio di Cuneo) per la varietà più pregiata, la «Tonda gentile trilobata», al centro tra l’altro di un attualissimo «caso» sulla denominazione «Langhe» che ha tenuto banco su tutti i giornali.

Ma, promozione a parte o forse anche soprattutto per questo, la nocciola è ora al centro dell’attenzione. Un fenomeno da studiare, dopo anni di disinteresse e di coltivazione confinata per lungo tempo nel limbo di una produzione quasi «amatoriale». Su molti contrafforti di Langa e Monferrato, i noccioli hanno persino rimpiazzato le vigne nel panorama collinare diventando via via un perno dell’economia di piccoli comuni.

Paese leader
Merito in primis della crescente richiesta dell’industria dolciaria: a fare da traino è tradizionalmente il «gigante» Ferrero di Alba, con le sue prelibatezze famose in tutto il mondo, ma anche un altro marchio doc della «cioccolateria» piemontese come la alessandrina «Novi» ha contribuito a rilanciare un intero territorio «corilicolo» monferrino, dopo uno storico accordo di filiera con Coldiretti.

E così l’Italia, con 71 mila ettari (tra Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia) è diventata un «colosso» del comparto in Europa e il Piemonte è una delle regioni al top in questa classifica della qualità. «E se i ladri non rubano il grano, ma le nocciole è solo per una questione di prezzo: è persin banale dirlo, ma è la verità» annota Roberto Cabiale, presidente della Coldiretti astigiana.

Prezzi che lievitano
E si sottolinea l’aumento di furti delle piantine (il valore commerciale è schizzato in pochissimi anni da 2 fino a 7 euro per ciascuna). Senza contare i danni causati dall’ultima alluvione, in zone come la Valle Bormida dove sono stati compromessi interi raccolti. Il mercato è sempre più in fibrillazione ed è quasi inevitabile che tra le pieghe della contrattazione spunti qualche «malintenzionato» disposto a tutto pur di fare cassa a qualsiasi prezzo.

Tutto questo in un momento in cui la straordinaria qualità della filiera corilicola italiana deve fare i conti con costi di produzione più elevati rispetto alla concorrenza estera (Turchia in primis), la frammentazione dell’offerta, scarsa cooperazione e altro ancora. Il mondo della ricerca (ad esempio il «Creso» – Centro di ricerca e sperimentazione per l’ortofrutticoltura piemontese) è mobilitato per offrire un prodotto sempre più «performante» e garantito per il consumatore, con la lotta agli insetti dannosi sempre più «bio».

Sostenibilità
Una «sostenibilità ambientale» che rende la nocciola piemontese e italiana un prodotto unico nel suo genere. Un «oro marrone» da tutelare e difendere anche contro le sempre più frequenti incursioni dei ladri.

Copyright: lastampa.it

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