Micotossine, un problema che coinvolge anche la frutta secca

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La parola micotossine richiama subito alla mente il mais, una problematica ben conosciuta nell’universo maidicolo italiano e che dal 2003 ha richiamato l’attenzione di studiosi e tecnici per evitare le contaminazioni in campo e nella gestione del post raccolta. Meno conosciuto è il fatto che anche la frutta secca può essere contaminata da micotossine e anche per questo settore, come per quello cerealicolo, si applica il regolamento europeo 165 del 2010 che stabilisce limiti ben precisi.

Dell’argomento si è parlato di recente a Torino, durante gli Incontri fitoiatrici organizzati da Agroinnova e dall’Università di Torino. La relazione di Davide Spadaro dell’Università di Torino si è concentrata in particolare su castagne e su nocciole e, se consideriamo che l’Italia è il primo produttore europeo di castagne e il secondo al mondo ed è il secondo produttore mondiale di nocciole, dopo la Turchia, il problema micotossine non è da sottovalutare. Da aggiungere poi che il consumo di frutta secca è costantemente in crescita e che l’Airc ha classificato le aflatossine come cancerogene per l’uomo, inserite nel gruppo 1, quindi fra le sostanze che hanno precise evidenze di cancerogenicità.

I ricercatori hanno verificato la presenza di aflatossine in campioni reperiti nei nostri supermercati sia per frutta da consumare fresca sia nei derivati ed è emerso che, pur nei limiti di legge, l’aflatossina è presente, in particolare la presenza è molto più pronunciata sulle nocciole di provenienza turca. Di qui la necessità di mettere a punto strategie che portino a limitarne lo sviluppo a partire dal campo.

Per quanto riguarda le nocciole sono diversi i fattori che possono influire sulla proliferazione del fungo Aspergillus flavus, fra questi la presenza di danni da insetti, temperatura e umidità, substrato, metodi di raccolta e conservazione.
“Un momento critico è rappresentato dalla raccolta – ha raccontato proprio Spadaro al nostro microfono – bisogna cercare di non lasciare la frutta secca al terreno, bisogna raccogliere velocemente o utilizzare dei teli su cui fare cadere la frutta per non avere contatto diretto con il terreno.

Per quanto riguarda invece il post raccolta, le nocciole vengono essiccate: l’essicazione al sole è da evitare e, in un’ottica di prevenzione, è invece da preferire l’utilizzo di essiccatori. La ricerca ha verificato la proliferazione delle aflatossine B1 all’aumentare della temperatura di essiccazione (30°, 40°, 45° e 50°). Secondo quanto pubblicato negli atti degli Incontri fitoiatrici di Torino “nonostante la presenza di Aspergillus flavus in tutti i campioni di nocciole, all’aumentare della temperatura è stata notata una diminuzione della carica fungina”. Per quanto riguarda la produzione di aflatossine, a temperature superiori a 45° il fungo non è stato più in grado di produrle.
Fra i trattamenti post raccolta molto promettenti per la sanificazione delle nocciole c’è quello con il plasma freddo. Il plasma è stato definito il quarto stato della materia ed utilizzato su nocciole ha portato a una decontaminazione da aflatossine superiore al 70%.

Per quanto riguarda le castagne“in un recente studio sono state isolate specie potenzialmente aflatossigene da ogni fase della filiera di produzione e da campioni alla raccolta. L’incidenza di Aspergillus flavus alla raccolta è stata del 53%”, si legge ancora negli atti degli Incontri. Le castagne hanno elevato contenuto di acqua e zuccheri e sono particolarmente attaccabili dai funghi, ecco che diventa fondamentale il trattamento post raccolta.
Come per le nocciole, risulta fondamentale la temperatura di essiccazione“I dati ottenuti mostrano una maggiore concentrazione di A. flavus per i trattamenti a 30° e a 35°, mentre nessuna crescita è stata riportata su campioni trattati a 45° e a 50°.

Come già nel mais, anche per la frutta secca, si sa che esistono ceppi di Aspergillus flavus che non producono aflatossine e che potrebbero competere con quelli invece che ne sono produttori, questi ceppi atossigenipotrebbero essere utilizzati quindi come agenti di biocontrollo. Proprio in questa direzione andrà la futura ricerca: “Per la frutta secca andrà individuato un altro ceppo rispetto a quello individuato per il mais – ha detto ancora al microfono di AgroNotizie Spadaro – è necessario quindi fare un lavoro di selezione per la lotta biologica”.

Autore: Barbara Righini

Pubblicato 30/03/2019

Copyright: AgroNotizie

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