“Nocciolicoltura, pronti alle vie legali contro chi fa allarmismi”

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Il presidente della comunità montana Eugenio Stelliferi ai sindaci del lago di Bolsena contrari alla monocoltura: “Se non la vogliono peggio per loro, ma non infanghino la nostra economia virtuosa”

“La nocciolicoltura dei monti Cimini è un esempio virtuoso. Non permetteremo a nessuno di infangare il nostro territorio e l’economia che il mondo ci invidia. Basta attacchi strumentali, basta demagogia, basta inutili allarmismi. Siamo pronti anche alla battaglia legale”.

Eugenio Stelliferi, nella sua veste di presidente della Comunità montana dei Cimini, spara a zero sui sindaci della zona del lago di Bolsena che nelle scorse settimane si sono dichiarati fortemente contrari alla nascita di nuove colture di nocciola sulle rive del bacino. 

“Noi non vogliamo fare la fine di quei territori, hanno detto quei sindaci – incalza Stelliferi -. Io, invece, glielo auguro. Perché il territorio del lago di Vico e di tutti i monti Cimini è diventato un vero e proprio esempio a livello internazionale per via delle nostre colture di nocciole. Non lo diciamo noi: lo dicono i dati di salubrità dell’acqua rilevati dall’Arpa e dalla Asl, e lo dicono gli esperti dell’Università della Tuscia, che da anni ci sono vicini e studiano gli effetti della nocciolicoltura”.

Nella sala conferenze di palazzo Gentili, ad ascoltare Stelliferi, che chiarisce di parlare come presidente della Comunità montana e non come sindaco di Caprarola, ci sono i rappresentati delle maggiori associazioni di categoria e datoriali, tra cui il presidente provinciale di Coldiretti Mauro Pacifici e il consigliere regionale Enrico Panunzi.

“Questo incontro – spiega Stelliferi – nasce perché siamo stanchi di sentir descrivere la nocciolicoltura come qualcosa di troppo impattante. E vogliamo fare chiarezza. All’estero ci invidiano e i nostri vicini di casa buttano fango su di noi? Non esiste. Chi fa del procurato allarme deve smetterla. Siamo pronti a intraprendere anche le vie legali perché chi parla a sproposito deve prendersi le proprie responsabilità”.

Ma c’è di più. Paragonare i due territori, quello del lago di Bolsena con quello del lago di Vico, per Stelliferi è inutile oltre che scorretto.

“Tanto per dirne una – prosegue – il ricambio totale dell’acqua del lago di Vico si fa in circa 20 anni, quello del lago di Bolsena in 130/150. E’ chiaro che le due realtà non possono essere messe a confronto. Nel nostro bacino incastonato sui monti Cimini, negli anni passati, c’erano state delle criticità, non è un mistero. Ma poi siamo intervenuti e la rotta si è invertita, il miglioramento è palese e sta già dando i suoi frutti. Nel lago di Bolsena i tempi sono molto più lunghi, quindi la situazione è totalmente diversa”.

Criticare la monocoltura della nocciola, poi, crea anche un danno economico a chi da anni ci investe tempo e denaro. “Le informazioni sbagliate e infondate che sono circolate – va avanti Stelliferi -, procurano un allarme che non c’è e distruggono un’economia che funziona benissimo. Se altri territori volessero imparare le nostre buone pratiche e replicarle noi saremmo ben felici per loro, se invece sono contrari facciano pure, ma non distruggano la nostra credibilità, noi siamo un’eccellenza”.

A dar supporto a Eugenio Stelliferi anche due esperti dell’Università della Tuscia che da anni si occupano del lago di Vico: Fabrizio Scialanca e Valerio Cristofori.

“Studiamo nel dettaglio il lago di Vico sotto ogni punto di vista – chiarisce Scialanca – e possiamo certificare con dati scientifici che la sua salubrità è in miglioramento, non in peggioramento. Tutto questo è frutto di un lavoro serio e scrupoloso lungo più di venti anni”.

Valerio Cristofori, invece, ha spiegato come per la coltivazione delle nocciole si utilizzano concimi naturali e a lento rilascio, che salvaguardano al massimo il territorio. “Abbiamo vietato gli erbicidi – spiega Cristofori – e mantenuto la vegetazione filtro intorno alle colture intensive. Forse è il caso di abbassare i toni e valorizzare, invece, le innovazioni e i lavori che l’Università della Tuscia mette a disposizione sempre”.

Francesca Buzzi

Pubblicato 20/04/2019

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