La produzione di nocciole in Cile: aumento dei prezzi e record di nuove piantagioni

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Si stima che la superficie coltivata a nocciolo, che raggiunge già i 30 mila ettari a livello nazionale, raddoppierà nel prossimo decennio, facendo del Cile il secondo produttore mondiale. I prezzi di questa stagione sarebbero superiori del 15% rispetto allo scorso anno, oltre al forte aumento del dollaro e alla maggiore produzione. Dal canto loro i produttori si stanno raggruppando per migliorare la qualità e la tracciabilità e stanno emergendo nuove opzioni di marketing.

Nel Cile centrale ai piedi delle Ande nella regione di Ñuble, quest’anno la raccolta delle nocciole è iniziata ai primi di marzo, in anticipo rispetto alle annate normali. I produttori della zona stanno avendo soddisfazioni dalla coltivazione delle nocciole con produzioni attorno ai 30 quintali per ettaro con punte in alcune stagioni di 43 quintali. Anche dal punto di vista economico le soddisfazioni non mancano grazie a prezzi costanti e un tasso di cambio a livelli record.

“I prezzi sono molto buoni, non straordinari come lo erano nel 2015, ma abbastanza buoni, dato che solo con la differenza rispetto all’anno scorso praticamente si pagano i costi di produzione”, commenta un produttore. Inoltre, le prospettive a medio termine sono positive per la domanda in tutto il mondo, in particolare per la produzione cilena, che può differenziarsi per la sua qualità e tracciabilità.

Le nuove piantagioni non si fermano

Quando le piantagioni di nocciole europee iniziarono a espandersi in Cile uno degli obiettivi era arrivare al 2020 con 30.000 ettari, una cifra che sarebbe già stata superata e che è tutt’altro che un punto di arrivo. Al contrario, per il prossimo decennio, le proiezioni di AgriChile, società appartenente al gruppo italiano Ferrero, indicano un raddoppio della superficie, che supererà i 60.000 ettari entro il 2030, il che significa un tasso di impianto di circa 3.000 ettari all’anno.

“Avere piantato 60 mila ettari significa una produzione di circa 180 mila tonnellate, se si raggiunge una resa media di tremila chili per ettaro; ma credo che possiamo raggiungere anche una superficie maggiore e così arrivare a 90 mila o 100 mila ettari in Cile, superando l’Italia e diventando il secondo produttore al mondo”, afferma un importante vivaista del paese.

Un impianto di nocciole in Cile

Tra i motivi che inducono gli agricoltori a continuare a piantare non vi è solo la meccanizzazione del raccolto e di altre operazioni colturali, la sua buona adattabilità in diverse regioni e la possibilità di stabilire contratti di acquisto a lungo termine, ma anche fattori internazionali che favoriscono il Cile, perché è praticamente l’unico produttore nell’emisfero meridionale in grado di offrire una produzione fresca proprio quando quella europea è vecchia di sei mesi, caratteristica attraente per gli acquirenti che richiedono frutti di qualità.

Altre opzioni di vendita

Jaime Armengolli, produttore di pasta, farina di nocciole e nocciole tostate, è ottimista perché gli europei conoscono già la nocciola cilena e sanno che è di buona qualità e commenta che negli ultimi anni è andata bene, poiché ha mantenuto una crescita del volume delle vendite di circa il 15% all’anno. Fatto positivo, dal momento che attualmente la sua azienda è quasi l’unico acquirente di nocciole nel paese, oltre ad AgriChile. “Credo che a lungo termine il mercato pagherà un piccolo premio per le nocciole cilene, o almeno gli darà una preferenza, perché la loro qualità è chiaramente migliore di quella di altre origini. Tuttavia, il prezzo qui è più alto che altrove, quindi coloro, che decidono di acquistare in Cile, cercano qualità e opportunità di consegna che a volte non riescono a trovare in altri paesi”, spiega Jaime Armengolli.

I produttori si organizzano

Nell’ultima versione di Fruittrade, nell’ottobre dello scorso anno, è stato presentato il “Comitato per le nocciole europee”, che ha come obiettivo di migliorare la qualità, la tracciabilità e la sostenibilità di questa coltura e che riunisce già produttori di diverse aree del Cile.

“L’idea è di lavorare sulla sostenibilità della coltura, con tracciabilità e sicurezza. Se parliamo di sostenibilità, questa deve essere intesa in senso economico, sociale e ambientale, quindi è molto importante che sia una coltura redditizia……”, spiega il presidente del comitato, Jorge Uslar.

Pubblicato 26-05-2020

Fonte: elmercurio.com/campo

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