Durante il triennio 2018-2020, è stato condotto un accurato monitoraggio fitopatologico sui noccioleti dell’areale viterbese, afferenti a dieci aziende, progetto nato dalla collaborazione tra la società cooperativa Terremerse, lo spin-off universitario Phy.Dia. e il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE) dell’Università della Tuscia.
Uno dei risultati più interessanti scaturiti dallo svolgimento delle attività di campionamento e conseguenti analisi di laboratorio è stato il rinvenimento del fungo Cryptosporiopsis tarraconensis, agente causale del Disseccamento delle Gemme, il quale è stato riconosciuto sia morfologicamente che mediante sequenziamento del tratto ITS del DNA. Tale microrganismo è stato rinvenuto in 3 delle 10 aziende oggetto del monitoraggio, per un totale di circa il 30% delle 25.000 piante esaminate, principalmente appartenenti alla varietà Nocchione; i sintomi sono risultati invece meno evidenti su Tonda Gentile Romana e Giffoni.
C. tarraconensis è stato segnalato per la prima volta in Spagna nella regione di Tarragona, da cui prende il nome, nel 1990 come agente del “bud rot” o “borró sec” su nocciolo, la cui sintomatologia principale è per l’appunto il disseccamento dei rami più giovani e delle gemme ad essi associate, problematica che in quell’areale si è stimato possa aver portato ad un calo di produzione approssimativo del 30-40%; inoltre, più recentemente lo stesso patogeno è stato individuato come causa di maculatura fogliare sulla stessa pianta ospite in Iran. Per quanto riguarda la situazione italiana, C. tarraconensis non risulta mai ufficialmente segnalato su territorio Nazionale ed in generale scarseggiano studi e dati inerenti la biologia, la reale diffusione ed i mezzi di difesa verso tale patogeno, aspetti che verranno approfonditi nei prossimi anni con attività di ricerca mirate.
Fonte: Tagliavento V., de Santis F., Ciarroni S., Balestra G. M., Cristofori V., Pradolesi G. – First report of bud rot caused by Cryptosporiopsis tarraconensis on Corylus avellana in Italy. J. Plant Pathol. (2020).
https://doi.org/10.1007/s42161-020-00680-6
Pubblicato 08-01-2020
