
Produzioni e problematiche fitosanitarie in corilicoltura
Relazione presentata a Manta (CN) il 13 dicembre 2011
Relazione presentata a Manta (CN) il 13 dicembre 2011
Alla presenza di un folto pubblico di tecnici, ricercatori e operatori del settore corilicolo sono stati presentati i risultati di un monitoraggio sulle cimici del
La Moria del nocciolo è una malattia batterica che affligge fin dagli inizi degli anni ’80 la corilicoltura nel Viterbese e che si manifesta nel deperimento di una o più branche, fino alla morte della pianta, nella maggioranza dei casi. Il patogeno responsabile della malattia è di natura batterica e differenti studi hanno associato la patologia a due distinti batteri fitopatogeni: Erwinia gruppo amylovora e Pseudomonas avellanae.
Nel corso dell’incontro tecnico organizzato dal CReSO a Peveragno (CN) il 15-12-2010 sono state presentate le acquisizioni conseguite nel 2010 sulla biologia dell’agrilo, la sua diffusione sul territorio langarolo e le possibilità di lotta chimica.
Nel corso di un incontro tenutosi a Peveragno (CN) il 15-12-2010 i ricercatori del CReSO, Claudio Sonnati e Maria Corte, hanno illustrato l’andamento climatico e
Il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte ha reperito una nuova malattia causata da un fungo terricolo molto polifago che non era mai stato segnalato in precedenza sul nocciolo.
L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di chiarire la biologia dell’insetto coleottero scolitide Anisandrus dispar e il suo ruolo (diretto e/o indiretto) nella epidemiologia della moria del nocciolo causata dal batterio Pseudomonas avellanae nonché verificare l’influenza dell’ambiente sulla biologia dell’insetto e sullo sviluppo della malattia.
Nell’ambito del progetto CO.RI.BIO. sono state condotte indagini per: i) valutare l’efficacia di insetticidi naturali nei confronti di G. acuteangulatus; ii) studiare la suscettibilità all’attacco del balanino di varietà di nocciolo in relazione alla loro fenologia.
La coltura del nocciolo è compresa in tutto il mondo tra le colture minori che vengono definite sulla base di tre criteri: consumo medio giornaliero, estensione di coltivazione, produzione. Proprio perché “minore” i prodotti che ne permettono la difesa sono relativamente pochi e negli ultimi anni la richiesta di autorizzazione all’impiego molto limitata.La difesa viene, quindi, effettuata con prodotti prevalentemente datati, in discussione a livello comunitario per la loro revisione e per i quali non si hanno certezze sulla possibilità di uilizzo in un prossimo futuro. Viene illustrata la ricaduta sulle colture minori della revisione comunitaria dei prodotti fitosanitari, previsti nella Direttiva 91/414 e dell’armonizzazione dei limiti di residuo, come anche il progetto di difesa delle colture minori voluto dalle Regioni e coordinatodall’ISPaVe.
Nel quadriennio 2005-2008 sono state saggiate l’efficacia e la persistenza di molecole tradizionalmente impiegate e di recente introduzione mediante prove di laboratorio, semi-campo e campo. Inoltre sono stati condotti rilievi per accertare l’entità e la distribuzione delle popolazioni di cimici nell’areale piemontese, a distanza di un decennio dalle segnalazioni dei gravi danni alla produzione corilicola.
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