“Caccia grossa” ai cinghiali, c’è il super piano della Provincia di Cuneo

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Il piano è stato approvato dal Consiglio, nelle battute potranno essere coinvolti anche i privati.

Come natura crea. Gli ungulati si sono moltiplicati molto più velocemente di quanto l’uomo, con le doppiette, sia riuscito a contenerli. Così i cinghiali in particolare sono diventati un problema da risolvere alla radice. Perché la loro presenza è un pericolo: danneggia le colture e provoca incidenti stradali. La proliferazione va contenuta. La crociata ha un nome: Piano di abbattimento selettivo 2019-2023.

Evidentemente non basta, se la specie continua a creare problemi. Su due fronti: gli incidenti stradali, dove è responsabile, secondo gli anni, fino al 30% dei sinistri. E nell’agricoltura, dove colpisce un dato: nel 2017 il totale dei danni per il solo cinghiale sfiora il mezzo milione – 454.035,70 euro – contro i 292.514,27 del 2016. Allargando la forbice, dal 2010 al 2017, vien fuori che lo Stato ha erogato alla sola Provincia di Cuneo 4,5 milioni di euro di rimborsi per risarcimenti in agricoltura. Il regno dei cinghiali è la fascia collinare tra Alta Langa e Roero, una terra ricca di noccioleti, terreni incolti, macchia boschiva. Eppure la loro presenza e sovrabbondanza non è storia di ieri.

Ma la natura segue altre leggi. Le sue. E una femmina si riproduce mediamente 16 volte nella vita, generando in media 150 cuccioli. Come intervenire allora? Aprendo a una «caccia grossa». E sistematica. Estendibile forse, la discussione è in corso, tutto l’anno. Finora a gestire le campagne di contenimento erano le guardie venatorie della Provincia e i comparti di caccia. Con il Piano ci sarà spazio anche ai privati. Solo così sarà possibile intervenire in modo capillare e incisivo. Con una premessa: il privato che armerà il suo braccio contro il cinghiale lo potrà fare solo se in possesso di porto d’armi, licenza di caccia e partecipazione a corsi che la Provincia avvierà.

Il monregalese Pietro Danna, consigliere provinciale con delega a Caccia e Pesca, ha lavorato a lungo al Piano approvato ieri: «Il tema è molto sentito dalle associazioni degli agricoltori, in quanto i danni alle colture sono aumentati notevolmente. La specie rappresenta anche un pericolo per la circolazione e va contenuta più efficacemente».

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